Andrea Tanturli - Prima linea L’altra lotta armata (1974-1981). Vol.I



Ben conoscete ormai il mio interesse per le tematiche "tese" degli anni '70. Ho praticamente divorato qualsivoglia testo sulla Lotta Armata degno d'essere letto, quindi escludendo in primis i troppi testi complottisti e cercando, parimenti, di stare il più possibile lontano dal revisionismo delle numerose biografie.

Se però la produzione editoriale riguardante le Brigate Rosse risulta a oggi copiosa (anche se i libri di spessore sono pochissimi!), per quanto riguarda la seconda più importante formazione armata degli anni '70, invece, i testi sono scarsi e quasi tutti incentrati sulle biografie dei loro vari reduci.

Questo Prima linea L’altra lotta armata (1974-1981). Vol.I quindi è una vera e propria boccata d'ossigeno. Anzi, più che una boccata d'ossigeno, il testo dello storico Andrea Tanturli, è una vera e propria tempesta che spazza via decenni di approssimazione soggettivistica e "ricordi vaghi" che ammantano la storia narrata di Prima Linea, una storia sempre in bilico tra ricostruzioni un tanto al chilo ("anarcoidi sostenuti da un culto sfrenato dell'azione, privi di un progetto politico che non sia l'attacco allo Stato") e visioni estremamente parziali (incolpevolmente, i libri di Sergio Segio ne sono una prova).

No, qui il lavoro di ricostruzione storica è veramente maniacale. Lasciatemi dire: forse anche troppo se un troppo in un libro storico può esistere. Leggere queste pagine è come passare mesi tra archivi polverosi, reperti, bobine... con però la sicurezza della sempre la lucida (e umile) guida di del buon Tanturli. Quindi, se da un lato le tantissime note a piè pagina potranno spaventarvi (e rallentare la fluidità della lettura), possiamo ben dire che in questo groviglio di postille risiede tutto il ben di dio che questo testo ha da offrirci.

E quando dico ben di dio non lo dico per esagerare.

Finalmente un libro che tratta la genesi del cuore di Prima Linea a partire dalle primarie due "vene afferenti", cioè Lotta Continua e Potere operaio: il testo analizza quanto/se/come questi due riottosi protagonisti della politica italiana abbiano o meno donato braccia e cervelli al gruppo terroristico, procedendo nella ricerca (cosa interessantissima) soprattutto sul filo delle rispettive pubblicazioni editoriali e delle relative redazioni centrali (più o meno clandestine).

Finalmente un libro che tratteggia con perizia storiografica (quindi superando le parziali "ammissioni" delle varie singole biografie) il tumultuoso, vorticoso, spesso confuso retroterra che, tra Autonomia, tute blu, forze studentesche, elementi marginali e di criminalità spiccia, ha permesso a Prima Linea di diventare la seconda "forza" del lottarmatismo italiano. L'analisi, oltretutto, esce dalle solite direttrici geografiche (cioè Milano e Torino) e si concentra anche su altre inedite zone di Italia dove i Piellini hanno operato con una specificità di lotte e rivendicazioni che non può proprio essere banalizzata con inutili generalizzazioni.

Grande enfasi, giustamente, è data alla dimensione "operaistica" di Prima Linea. Una dimensione spesso adombrata da un pregiudizio giornalistico che tratteggiava le Brigate Rosse come radicate soprattutto in fabbrica e i Piellini più nei quartieri. Questo pregiudizio, se non sfatato completamente, è molto ridimensionato con uno studio approfonditissimo sul ruolo della nascente Prima Linea nelle dinamiche industriali del nord Italia.

Scoprirete, tra le tante cose (e questa è stata una delle sorprese che più mi ha fatto capire che il libro merita) che, contemporaneamente, nelle fabbriche lavoravano sotto copertura elementi delle Brigate Rosse e di Prima Linea. La differenza? Quelli di Prima Linea guidarono spesso le fasi più dure/violente delle lotte sindacali... nel mentre i brigatisti, seppur presenti, cercavano di non dare nell'occhio, di non attirare l'attenzione su di sé e di fare le "loro cose" in incognito. Due approcci, due stili, due storie.

Insomma, in Italia negli anni '70 le organizzazioni di stampo insurrezionalistico erano tante, ok. Due le più grosse, vero. La tentazione quindi di semplificare mettendo tutto in un indistinto calderone "dedito al terrorismo" è alta, ma non rende giustizia a uno dei capitoli più tragici e complessi della nostra storia nazionale.

Questo libro, consigliatissimo, ci aiuta a non cadere in tentazione liberandoci dal male dell'imperante un tanto al chilo che tanto va di moda oggigiorno.











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