Alessandro Bastasi - Notturno Metropolitano



Il problema vero è che continuiamo a usare un vocabolario creato per raccontare un mondo che nel frattempo è diventato altro”, così Alessandro Bastasi raccontava qualche mese fa su Facebook la difficile Italia (ma non solo) uscita dall’ultima tornata elettorale.

Bastasi ha perfettamente ragione, peccato che dimentichi un particolare, sottovalutandosi: noi lettori confidiamo nell’occhio dello scrittore, del poeta, del filosofo, insomma, di chi è capace di prenderci per una mano e portarci al nucleo nascosto delle cose!

E lui, essendo scrittore, ha proprio questo arduo compito. E che mi potesse fulminare il cielo se mentissi sul fatto che, ancora una volta, Bastasi ci abbia preso! Questo romanzo è, infatti, una perfetta diapositiva in scala 1:1 di quel fazzoletto di globo che è l’Italia nel 2018.

Ma non fatevi fregare dalle mie parole lusinghiere: l’esame di qualità, tremendamente ferreo, al quale ogni libro che (faticosamente) leggo viene sottoposto non lascia dubbi... anche perché, come sapete, non considero la Lettura un valore di per sé.

Si possono leggere una marea di cazzate e perdere solo tempo. Quindi, bisogna essere molto rigidi in tal senso, per amore di sé, del proprio prezioso tempo (che niente e nessuno ci ridarà) e degli stessi autori che impiegano il loro per intrattenerci.

Senza pretesa di obbligarvi a pensarla come me, ovviamente, vorrei quindi soffermarmi su un paio di elementi che reputo, spero non a torto, il fulcro di questa eccellenza.

Il primo è di certo la capacità dell’autore di trattare delle tematiche di cocente attualità senza risultare ideologicamente stucchevole: il giallo, ma ancora di più il noir, impone secondo me l’adozione di una narrazione “adesa e contigua” alla realtà senza esagerazioni (perché non serve, la realtà fa già schifo di per sé) e mettendo il più possibile da parte la voglia di cucirvici sopra una morale (utile, spesso, solo a far dei gran sermoni fascisti).

In questo libro si parla di femminicidio, di pedofilia, di tossicodipendenza, di antifascismo, di relazione uomo – donna... e nessuna di queste tematiche risulta posticcia, forzata, innaturale, come invece capita troppo spesso leggendo altri libri giallo-neri italiani (oltre che milanesi).

Seconda cosa... tutto cade a perfezione: sono già due libri che Bastasi ci abitua ad un canovaccio solido, ma qui, veramente, si sfiora la perfezione dell’incastro. Tutto, ma proprio tutto, combacia con il prima e con il dopo in un’apoteosi di perfezione “genetica”, rendendo la lettura non soltanto scorrevole (già comunque sarebbe un bel traguardo), ma addirittura necessaria!

Sì, non riuscirete a fermarvi per troppo tempo tra una pagina e un’altra, un capitolo e un altro. Questo libro, addirittura, vi parlerà nel mentre lo avete lasciato sul comodino per abbandonarvi nelle braccia di Orfeo. Disturberà i vostri sogni, vi cercherà e non vi uscirà dalla testa finché non arriverete alla fine (e anche lì ho i miei dubbi che ve ne libererete facilmente).

Il terzo elemento di grandiosità che vorrei citare prima di consigliarvi di prendere immediatamente una copia nella più vicina libreria è... il senso di colpa: Bastasi, questa volta, ancora di più dei precedenti romanzi, tocca corde remote nel lettore, corde e fili che si allacciano all’inconscio e ai desideri reconditi di ciascuno.

Ma cosa serve dirvelo se non vi confesso il mio senso di colpa? Bene, io mi sono colpevolmente invaghito di una delle protagoniste del libro che, senza spoilerarvi il tutto, vi assicuro non ha nulla, ma proprio nulla a che fare con quello che io intendo come “donna degna di essere frequentata”.

Mi ha rapito, ghermito, catturato, portato dalla sua, reso complice e io, per lei, nel mondo a tinte grigie creato magistralmente da Bastasi, avrei realmente fatto di tutto per compiacerla... di certo mentire, forse anche... ammazzare.

Io nel mondo di Bastasi sarei un potenziale assassino, insomma. E mi domando grazie a questo libro: "solo nel romanzo... ne sei sicuro Francesco?"

Non so se rendo la portata “umana” di queste pagine... E, come classico nei romanzi dell’autore milanese, la sensazione è quella d’essere quindi irrimediabilmente intrappolati nella sua opera per una scelta tra le più belle e rischiose che un lettore potrebbe fare: fidarsi, affidarsi, iniziare a leggere e non voler, o poter, più uscire.

Di questo libro, come di questo mondo, siamo tutti prigionieri alla fine dei conti.

Bastasi, quindi, tornando al suo post di Facebook, le parole le ha trovate per raccontarlo sto mondo... altro che cazzi!

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