William Gibson - Neuromante






Duecentosessantasei pagine di supercazzola.

Per chi non sapesse cos'è una supercazzola è presto detto: un neologismo,che indica una frase priva di alcun senso logico, piena di parole inventate sul momento, usata per confondere l'interlocutore, rendendolo ridicolo di fronte agli astanti. Celebre e seminale la sua invenzione nel film Amici miei di Monicelli.

Ecco, questo, infondo è Neuromante di William Gibson (già autore di Johnny Mnemonic), un romanzo conosciuto come il manifesto e padre legittimo del filone cyberpunk sci-fi. Insomma, un classico che dovrebbbe piacere agli amanti, come me, della fantascienza metropolitana, del futuro strascicato tra la tecnologia più avanzata e l'umanità fragile immutata nei secoli.

E invece questa pagine sono state le più faticose mai lette in vita mia, tenendo ben presente che posseggo, appesa alla parete a prendere polvere, una laurea in filosofia che per anni mi ha portato al cospetto dei pensieri e dei testi più intricati mai partoriti dal genere umano.

Ed è un dispiacere, perchè poteva andare altrimenti: Neuromante è diventato famoso un po' anche per questa sua indecifrabilità, per le sue ambientazioni al limite del trip-stupefacente, quando una maggiore linearità nella trama non avrebbe di certo nuociuto al racconto.

Imbarazzante per me (e qui si denota la caratteristica di chi è caduto nella famosa supercazzola di cui sopra) è il provare difficoltà nel raccontarvi in maniera precisa la trama. Non l'ho capita, non l'ho afferrata, se non a tratti, come in un sogno che alla mattina fatichi a ricordare.

Il protagonista è un hacker (o cowboy, in gergo) che viene assoldato, insieme a una mezza umana-cyborg (Molly), per un'operazione di hackeraggio da un misterioso committente. Poi c'è di mezzo una famiglia d'industriali criogenizzati, due intelligenze artificiali autonome e un cattivo che sa proiettare ologrammi con il pensiero.

Un peccato perchè le ambientazioni sono di tutto rispetto: scenari futuri in salsa dark inseriti in una società caotica, frenetica nel suo progresso e lenta nel concedersi ai suoi vizi capitali. Ottima anche la carica di fantasia dietro i discorsi tecnologici/web (Gibson scrive il tutto nel 1984) che ispireranno, per esempio, il concetto di "matrice" nel famoso primo Matrix.

Insomma, questo Neuromante (primo capitolo della cosiddetta Trilogia dello Sprawl) è stato per me una piacere e una sofferenza. Il piacere d'essere al cospetto di un'opera cardine, dal gusto visionario, e il dispiacere di non aver potuto partecipare a pieno a questa visione.

Un'occasione assolutamente sprecata.
Prematurata la supercazzola o scherziamo?
Eh!

Commenti

  1. Mi consola vedere che non sono il solo a non aver capito una mazza di questo libro!
    dopo le prime 50 pagine non riuscivo piu a seguire la trama... è stata un agonia!

    riconosco che l'idea di fondo è geniale e futuristica però non è un libro che leggi con piacere.

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  2. Mi consolo anch'io!

    Su di un forum, non specializzato, mi hanno fatto una lavata di capa allucinante perchè non avevo capito il vero spirito del libro.

    Però, veramente, è troppo criptico per scorrere facilmente ad un occhio che vorrebbe solo essere intrattenuto e non super affaticato.

    Quando la lettura e la comprensione è difficile, tutto si fa veramente pesante e si passa alla fase più brutta per un lettore: sperare che finisca il prima possibile!

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  3. Mi unisco anche io al coro e sono perfettamente d'accordo con quanto hai scritto L'ho trovato per caso, in un cinema di Milano in cui c'erano diversi libri che si potevano prendere liberamente. Ho scelto questo che mi ispirava parecchio... che dire? Mi piacciano i libri strani quelli con le trame strane che vanno oltre il mondo conosciuto e si perdono nei meandri della mente umana.. ma in questo caso veramente mi sono perso io! Ammetto che non lo sto leggendo in maniera continuativa ma sto facendo veramente fatica a seguire la trama! Mi mancano ancora più di 100 pagine, ma non posso interrompermi a metà! Lo finirò!! Spero...

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