Kings of Convenience - Riot on an Empty Street





Un cd è composto da un disco di policarbonato trasparente, dotato di un sottile foglio di materiale metallico sul quale sono presenti incisioni successivamente lette per mezzo di un laser.

Ma questo Riot on an Empty Street del duo norvegese Kings of Convenience non è solo questo, ha un sapore, un gusto, un odore particolare per me: sa di treno intercity, del sole di agosto e dell'arsa campagna della puglia garganica nel mentre i campi riposano in attesa del raccolto.

Questo è il primo pensiero intriso nei miei ricordi, un viaggio nel quale ho condiviso attese, speranze, paure, in cerca di pace, di riposo, di bellezza, in compagnia di chi con me divide il viaggio della vita (la mia dolce metà, Stefania).

Allora amo questo album del 2004 nonostante non sia un appassionato né di musica chitarrocentrica, né di quel genere che tutti indicano, con insensata genericità, indie rock.

Amo questo album perchè è capace di nutrire la mia anima, sussurrare al mio cuore, mettere una mano sulla mia spalla quando, per esempio in un viaggio, mi capita d'essere stanco, o più in generale nella giornata, d'essere teso come una corda di violino.

Amo addirittura unire le dolci note di Homesick, Misread e delle altre tracce con la lettura del libro che regolarmente tento di portare con me.

Note che aiutano la vita a scorrere intorno a chi le ascolta: non vengono prima, non cascano sopra, non appesantiscono, non distraggono, semplicemente accompagnano con dolcezza.

E pensare che ho ereditato questo disco da un senza fissa dimora che ho incontrato durante i miei turni di volontariato in Stazione Centrale: un dono che fa riflettere su come le cose belle spesso escano quando e dove uno non se l'aspetta.

Per questo per me Riot on an Empty Street ha il sapore del viaggio.
Nasce nell'imprevedibilità della vita.
E dolcemente l'accompagna.

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