Agatha Christie: Sfida a Poirot






Mangiarsi un libro in due settimane: sembra un record dopo essere passato attraverso la prova di Shantaram con le sue mille e passa pagine.

E per la prima volta dal nero passo alla tinta gialla. Infatti, per lascito indiretto famigliare, ho "ereditato" una quantità industriale di Gialli Mondadori che pian piano ho deciso di digerire con voi.

E si inzia con un classico partorito dalla feconda penna della Signora del Giallo per eccelleza, e non stiamo parlando di Jessica Fletcher, ma della ben più importante Agatha Christie, ovviamente.

Questa sottile opera (poco più di duecento pagine, tascabili) è un piccolo gioiellino in continua oscillazione tra il registro poliziesco/investigativo che fece la fortuna della scrittrice inglese e una tenera diapositiva di quella nazione che, come diceva un mio collega, "si apprestava ad accogliere il fenomeno Beatles".

Abituato al timbro Noir posso procedere ad affermare comunque due cose: la storia narrata regge anche senza il racconto crudo e selvaggio del delitto (poche parole, efficaci, bastano all'immaginazione, evidentemente), d'altra parte però è proprio il "finale forte" che sembra mancare al mio palato.

Il filo della narrazione regge, interessa, colpisce e stupisce, ma il finale ha troppo del "burocratico" secondo i miei gusti forse irrimediabimente infettati dal germe del noir.

Insomma, un libro veloce, leggero, di gran classe narrativa e strutturalmente impeccabile, ma forse con un finale troppo pacato per l'avvincente storia raccontata.

Comunque sempre un piccolo gioiellino.
Anche per la presenza del mitico investigatore belga Poirot.
Un personaggio unico ed amabile.

Consigliato.
Nelle sue duecento pagine.
Appena.

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