Rolf Potts - Vagabonding. L'arte di girare il mondo




Lo ammetto, non sono proprio un globetrotter...

Per me "vacanza" fa rima con raggiungere una meta, rilassarmi, punto. Non sono un fanatico dei continui spostamenti, né dei cambi di routinne. Penso che si fatichi troppo durante l'anno per sudare anche in vacanza. Ma uno ha un po' il carattere che ha, almeno così mi piace pensare.

Detto questo, però, sempre con il passare del tempo, anche grazie a mia moglie Stefania, ho imparato ad apprezzare le novità logistiche, gli imprevedibili spostamenti e le mete un po' più remote rispetto agli orizzonti quotidiani (Dio benedica le donne!).

Ma qui le cose sono estreme: Vagabonding - L'Arte di girare il mondo di Rolf Potts è un interessantissimo libricino di testimonianze che mettono da parte la parola "viaggio", inteso come "passaggio da A a B e poi di ritorno da B a A" per introdurre una nuova concezione di... vita.

Sì perchè Potts in queste pagine veloci, leggere, simpatiche e molto accattivanti ci fa conoscere l'arte del Vagabonding, un'attività alquanto antica, del tutto priva di quella connotazione che spesso noi gli associamo (vagabondare=essere fannulloni) e che prevede che un viaggio si protenda per mesi, sdradicandoci dalle nostre abitudini, gettandoci seminudi nel turbinio del Mondo.

Seminudi intendo privi di quella mercanzia (valigioni, tablet, 14 paia di mutande per 3 giorni di permanenza) tipica del "turista in noi".

Sì, avete capito bene. Si molla il lavoro (o lo si mette in pausa prendendo aspettativa), si lascia casa (magari in affitto, per rientrare del mutuo) e ci si immerge in un viaggio di diversi mesi, con poche mete prescritte, molta curiosità e tanta tanta voglia di scoprire i propri limiti.

Perchè questo stile di vita (ripeto, il Vagabondo è una persona non una categoria di turista) è quanto di più illogico si possa concepire in una società dove sono i ritmi stabiliti, quelli imposti dal vangelo laico del produci-compra-crepa, a dettare legge. Potts, per questo, sorprendentemente privo di quella menosità spesso sfoggiata da chi viaggia più di noi, ci lancia una sfida. Una domanda che rompe. Un esempio che spiazza.

E se si scoprisse che viaggiare non significa fuggire dalla vita di tutti giorni, ma trasformare il Viaggio nella vita di tutti i giorni? E se si scoprisse che ci sono parti del mondo, per esempio qualche paese orientale, dove i "risparmi occidentali" di un lavoretto di 3 mesi possono permetterci di vivere abbastanza comodamente a zonzo per un anno...?

Voi direte, e io preferisco stare a casa. Preferisco le mie certezze e le mie comodità. Esatto, è questo che Vagabonding - L'Arte di girare il mondo vuole dal suo lettore: farci ammettere (e amare) prima di tutto ciò che siamo, senza pretendere d'insegnarci a diventare diversi, con formulette da breviario plug and play.

Nessuna imposizione. Nessun dogmatismo (anzi, l'autore spesso attacca i viaggiatori che tediano il prossimo con lo sfoggio dei loro stili di vita). Questo libro è un racconto, onesto e leggero, di un altro modo di viaggiare, fatto da chi l'ha sperimentato, in prima persona.

Un viaggio che come detto, spesso, tracima nel modo di vivere quotidiano.

Il passaggio che più mi ha colpito, infatti, è la riflessione di Rolf Potts sulla necessità, spesso sbandierata dai viaggiatori, di incontrare nuove culture, persone lontane, storie differenti. L'autore si chiede se, invece di fare migliaia di chilometri per parlare con un bengalese, non sia il caso di uscire dalla nostra porta, attraversare il pianerottolo e bussare al nostro vicino immigrato al quale non rivolgiamo mai la parola....

Anche quello è essere vagabondo.

Uno stile di vita più che un elenco di posti visitati, insomma.
Vagabonding - L'Arte di girare il mondo, una simpatica lettura consigliata a tutti.

Vagabondo è bello!

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