Andrea Ferrari - Milano A. Brandelli





Lo ammetto con discreta dose di vergogna: una volta finito mi sono dimenticato di recensire questo libro... maledetto lavoro che ti toglie dal cervello le cose buone e che ti fa scoprire d'essere in ritardo di almeno due mesi sulle tue tanto care abitudini... leggo, digerisco, recensisco... semplice no? E invece no, santa polenta!

Beh, dai, recuperiamo subito, perchè Milano A. Brandelli, noir metropolitano del giovane, bravo e occhialuto Andrea Ferrari, ha un pregio non indifferente che fin dalle prime pagine salta all'occhio, cioè l'assoluta semplicità del narrato, senza troppi voli pindarici, umanamente onesto direi.

E' quindi un peccato che mi sia crollato nel dimenticatoio, veramente.

L'impianto generale è quello della grande tradizione noir milanese. Andrea Brandelli è un investigatore privato, solitario per necessità e per maledizione (donne e famiglia, mannaggia a loro), chiamato a risolvere un problema di stalking ai danni di un alto dirigente, finendo per cacciarsi nel torbido della natura umana, in una Milano tiepida, mai fredda, mai calda, direi avvolgente e sensuale, costantemente co-protagonista di tutti i personaggi del romanzo.

Sì, perchè si vede che Ferrari, come il suo Brandelli, ama la sua città... di quell'amore sponsale che si nutre, quotidianamente, di tutto ciò che quel rapporto significa: la pioggia autunnale e l'odore dell'asfalto, il traffico della circonvallazione e le viuzze di Brera, per finire a quella genuina, vera, innegabile passione contradaiola.

Brandelli abita a Gorla e lì si sente a casa. Non è di Greco, come chi vi scrive. No, è di Gorla e ne va fiero, riportando alla memoria un passato che Milano ha dimenticato, quando Viale Monza segnava il limite urbano e l'inizio dei vari paesini in sucessione, tra i quali, appunto Gorla e Greco Milanese (infatti mio nonno, fino alla morte, portò sulla carta d'identià "nato a Greco Milanese", mica Milano, spiazzando ogni giovane addetto all'anagrafe del Comune).

Però Brandelli fa anche molto ridere e qui forse salta fuori una cosa che rende unico lo scrivere di Ferrari. Il plumbeo noir della tradizione meneghina lascia spesso spazio al discorso tra sé e sé del protagonista, soliloquio direbbe un colto, el parlava de per lu invece Jannacci. Una cantilena mentale fatta di sberleffi (Efficiente Brandelli.... Coglionazzo Brandelli.... e così via) e di momenti di pura ilarità (geniale quello della vasca) che contaminano un genere che canonicamente dovrebbe esssere... noir, appunto.

Però la cosa regge e la lettura ne acquista in scioltezza e velocità, elementi che già di per loro valgono sempre, a mio parere, la sufficienza politica. E anche qui la pagella non è da meno, anzi, Milano A. Brandelli è un'ottima sorpresa per tutti gli amanti del genere, anche se Ferrari, almeno in questa opera, ha più il piglio del giallista che di chi tinge di nero la realtà...

Perchè la Milano di Brandelli ha mille colori.
Il noir può aspettare infondo...
Caleidoscopico Brandelli.


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