Happy Family







Tentativo onesto, ma poco riuscito.

Con questa pellicola Gabriele Salvatores si getta a capofitto in un genere dal retrogusto francese (in salsa Il favoloso mondo di Amélie, per intenderci) non riuscendo a pieno, secondo me, a cogliere quello spirito fantasioso, spensierato, incredibile del succitato genere d'oltralpe.

Ezio, il sempre divertente Fabio De Luigi, è in crisi con il suo libro: dentro e fuori dalla sua fantasia si rincorrono i suoi personaggi in attesa di scoprire come la sua penna li tratterà nella scena successiva. Personaggi dell'immaginazione che non esitano però, in un impeto pirandelliano, a fargli addirittura visita a casa per portarli tutte le loro rimostranze artistiche.

Ma il libro com'è?

Il libro, cioè il film, cioè la storia, è leggera, simpatica ma a tratti troppo carica di cose non dette (citazioni ad altri film) e cose accennate ma non sviluppate appieno. Un po' come se lo spettatore rimanesse fermo al tronco centrale della storia senza poter prendere mai un ramo per vedere dove le foglie finiscono.

Capiamoci, per ridere si ride e nel complesso tutti i partecipanti a questo Happy Family (vincitore di un Nastro d'Argento, per il montaggio) fanno il loro partecipato lavoro portando il loro stile frizzante in una commedia italiana dalle tinte ricercate.

Manca però una storia potente dietro per gridare al miracolo.

Nota di merito per la fotografia: in questa pellicola Milano viene raccontata per quella che è e per quella che pochi sanno essere, cioè una città vivibile, solare, bella e calda (non solo metereologicamente parlando).

Un film che poteva dare di più, molto di più.
Peccato, sarà per la prossima volta.

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